#hashtag, moda o necessità?
Cos’è un #hashtag? Diciamo che ormai lo sanno tutti, millenial e non, insomma giovani e meno giovani, senza possibilità di dubbi: quelle “parole chiave” precedute dal simbolo “#”, cancelletto, che identificano i contenuti e categorizzano i post sui social network e bla bla bla. Del resto, per i più curiosi, tutte le informazioni sugli hashtag sono disponibili su Wikipedia, dai primi utilizzi su Twitter nel 2007 all’introduzione in Facebook nel 2013. Detto questo, poniamoci un’altra domanda. Servono davvero gli hashtag? O sono solo una moda? La risposta è sì, servono.
Gli hashtag servono sicuramente su Twitter, visto che sono l’unico sistema disponibile per categorizzare e consentire la ricerca di ogni tweet: solo tramite gli hashtag è possibile tenere sotto controllo un determinato argomento di discussione, individuare i tweet rilevanti ed eventualmente “retwittarli” ad altri follower. A tutto però c’è un limite, troppi hashtag in un singolo tweet possono finire col rendere pressoché illeggibile il post, oltre a trasformarlo in una cacofonia visiva fastidiosa da leggere e condividere. Secondo alcuni studi, la miglior efficacia di un tweet si ottiene con un massimo di due hashtag e non di più. Ovvio che più gli hashtag sono “in voga” al momento della pubblicazione e più è facile ottenere rewteeet e preferiti.
Gli hashtag servono meno su Facebook, social network in cui i contenuti sono categorizzati con decine di diversi sistemi, eppure è buona norma utilizzarli comunque nei post, soprattutto quando si deve curare la pubblicazione su una pagina aziendale, oppure per promuovere la propria attività professionale. Non bisogna infatti dimenticare che se troppi hashtag in poche righe di testo sono brutti da vedere, quando ben scelti e opportunamente selezionati diventano una seconda chiave di lettura del messaggio. Mettono in risalto l’argomento di discussione, catturano l’attenzione quando per esempio si scorre velocemente la timeline, oltre a contribuire comunque a essere trovati durante le ricerche. Da ricordare poi che gli hashtag in Facebook sono un’usanza piuttosto recente, quindi non hanno ancora del tutto preso piede.
Gli hashtag servono tantissimo su Instagram e Pinterest. A differenza di Twitter e Facebook, più se ne usano e meglio è. Del resto sono due social network basati quasi esclusivamente sulle immagini, quindi l’hashtag ha la sola funzione di categorizzare il contenuto e facilitare la ricerca. Più hashtag opportunamente scelti si associano alle foto e più sarà facile essere trovati da chi è a caccia di determinate immagini, tutto per strappare quanti più like possibile.
Come scegliere gli hashtag? Se l’obiettivo è ottenere un’interazione il più presto possibile, vale la pena dare un’occhiata a quali sono i più gettonati e controllare se qualcuno di questi è inerente l’argomento o l’immagine che vogliamo pubblicare. Per Twitter basta dare un’occhiata al riquadro delle Tendenze, mentre per gli altri social bisogna affidarsi a Google. Se invece l’intenzione è quella di far conoscere un nuovo prodotto o servizio tramite i social network, mediante una copertura strutturata e programmata, con post creati opportunamente e in modo “furbo”, allora è importante utilizzare un hashtag “nuovo” e che abbia un certo senso, da riproporre in tutte le pubblicazioni.